GARIBALDI A VILLA CASTELLETTI

Ospite oggi dell’Istituto Castelletti – io sono testimone oculare di quanto può il patriottismo d’un uomo per il bene de’ suoi simili. In quest’Istituto agrario-filantropico, fondato dal benemerito Cattani Cavalcanti – da lui diretto e con ingenti spese sue proprie portato ad invidiabile condizione…in quest’Istituto io ho veduto il modesto figlio del contadino – nutrito, educato accanto a quello del milionario – li ho visti trattati colla stessa amorevolezza – istruiti ambi, col lavoro, alle virili discipline che portano l’uomo verso il perfezionamento a cui lo destinò la Provvidenza. Così scriveva Giuseppe Garibaldi arrivando, nel maggio 1867, alla Villa di Castelletti, presso Signa,  ospite per oltre un mese del proprietario, il marchese Leopoldo Cattani Cavalcanti, benefattore e filantropo, fondatore dell’Istituto Agrario, singolare esperienza di scuola per chi s’intendeva occupare di agricoltura in termini avanzati e moderni. Il periodo trascorso da Garibaldi in quel luogo così suggestivo è stato oggetto di studi e di pubblicazioni, l’ultima delle quali uscita col significativo titolo La sciabola e la zappa. Giuseppe Garibaldi a Villa Castelletti di Signa. Un mese tra memoria, mito e storia, autore Maurizio Sessa (Florence Art Edizioni, 2019).

Le iniziative che negli anni si sono ripetute, grazie alla passione per Garibaldi della famiglia Allegri, attuale proprietaria della sontuosa dimora, hanno contribuito a far conoscere la villa quale luogo storico garibaldino ed hanno visto la nostra sezione fiorentina presente con i suoi rappresentanti come ne abbiamo dato conto via via in “Camicia Rossa”.

Quello di quest’anno è stato un evento davvero speciale perché vi era da inaugurare un segno tangibile della presenza dell’Eroe con una targa ed un dipinto collocati in una delle magnifiche sale a piano terra. Villa Castelletti fa dunque parte a pieno titolo della rete dei luoghi storici legati all’epopea delle camicie rosse che sta mettendo in piedi la nostra presidente onoraria Annita Garibaldi per una giusta valorizzazione di case, ville e palazzi dove si è compiuta, nel nome di Garibaldi, la storia del Risorgimento e dell’Italia unita.

In apertura dell’incontro è intervenuto Federico Allegri in rappresentanza della famiglia e, quale coordinatore, ha presentato gli ospiti. E’ seguito il saluto dell’ANVRG di Firenze portato dalla sua presidente Paola Fioretti che guidava un nutrito gruppo di soci fiorentini tra i quali il direttore di “Camicia Rossa”. Dopo altri saluti di rappresentanti di enti e istituzioni locali (Pro Loco) e non solo (Grande Oriente d’Italia, rappresentato dal Gran Maestro Aggiunto Sandro Cosmai), ha preso la parola il Sindaco di Signa, nella sua veste di insegnante e storico della sua cittadina, Giampiero Fossi. Questi ha tratteggiato la figura straordinaria di Garibaldi, gli ideali che perseguiva, le tracce rimaste nel territorio con l’Istituto Agrario in cui si compendiavano formazione e lavoro, insegnamento e attività pratiche per giovani possidenti e contadini. Fossi ha collegato quell’esperienza alla ricostruzione di Signa  nel secondo dopoguerra quando grazie al maestro Leopoldo Fantozzi nacque il villaggio scolastico artigiano basato sui concetti di studio e lavoro mutuati certamente dall’Istituto Agrario del secolo precedente che tanto era stato apprezzato da Garibaldi. Ha anche ricordato le presenze a Villa Castelletti dei figli dell’Eroe Menotti e Ricciotti, il nonno della nostra Annita, nonché la visita di Clelia e quella di alunni signesi a Caprera per significare il legame profondo con la tradizione garibaldina democratica. E soprattutto col mito persistente di Garibaldi che “rappresenta qualche cosa di grande”, come la sua umanità. Ha invitato pertanto a leggere una delle lettere scritte da Castelletti, diretta al popolo messicano, con la quale Garibaldi chiede che Massimiliano d’Austria, fratello del dispotico imperatore nemico dell’unità italiana, venga risparmiato dalla condanna a morte:

 “Quando una nazione si sbarazza dei suoi oppressori come ha fatto il Messico con tanta costanza ed eroismo, essa merita una parola di encomio ed un saluto dalle nazioni sorelle. Un rampollo del dispotismo europeo, innestato nel nuovo mondo, per fortuna dell’umanità, non ha attecchito: Dio sia lodato! … Il popolo italiano ti invia un saluto ed un cenno di gratitudine per avere tu rovesciato nella polve un fratello del suo oppressore! Nemici del sangue però noi ti chiediamo la vita di Massimiliano. Risparmialo! Rimandalo tra la sua famiglia di carnefici nostri, esempio della generosità del popolo, il quale vince alla fine, ma perdona!”

Fossi ha concluso l’intervento affermando che Signa tiene forti la sua memoria e i suoi valori: “Signa, terra garibaldina, è un grandissimo onore”. Molti applausi hanno scandito il fervore e la passione del Sindaco per il Garibaldi cavaliere della libertà e dell’umanità.

Il prof. Cosimo Ceccuti, professore emerito dell’Università di Firenze e presidente della Fondazione Spadolini Nuova Antologia, ha svolto una vera e propria lectio magistralis su Garibaldi a tutto tondo, ripercorrendo le vicende dal Sudamerica alla Repubblica Romana, dalla Spedizione dei Mille alla sconfitta di Mentana, esaminando il personaggio, collocato nel suo tempo, ed il suo mito che perdura, all’estero più che in Italia. Da par suo il prof. Ceccuti, storico del Risorgimento, ha intrattenuto il pubblico, che più volte ha interrotto l’oratore con applausi convinti, sulle ragioni della popolarità dell’Eroe, sui rapporti con Vittorio Emanuele II e con Cavour sfatando alcuni luoghi comuni che nascono già dai libri scolastici (come l’unità d’Italia fatta dal re). L’analisi del prof. Ceccuti si è soffermata sulla Repubblica Romana del ’49 e la sua innovatrice Costituzione, in alcune parti più avanzata della stessa Costituzione della Repubblica di cent’anni dopo. Definita “uno dei momenti più belli e più alti dell’Ottocento” la Repubblica romana, ancorché finita con una sconfitta dei garibaldini e mazziniani, fu la prima grande repubblica europea per la cui difesa combatterono insieme italiani, polacchi, ungheresi. Essa rafforzò, con la rocambolesca trafila romagnola dopo la morte di Anita e col trafugamento toscano di Garibaldi e Leggero, il mito dell’eroe invincibile, ma anche del comandante rigoroso coi suoi volontari ai quali imponeva di rispettare le donne e di pagare le popolazioni che fornivano viveri. L’altro grande capolavoro garibaldino fu la Spedizione dei Mille e la battaglia di Calatafimi dove i Borboni furono sonoramente sconfitti. Non perché avessero un esercito poco professionale o impreparato bensì per il fatto che i generali erano di vecchia mentalità mentre le camicie rosse praticavano sin dagli anni del Sudamerica il metodo della guerriglia con movimenti rapidi e improvvisi.

Il prof. Ceccuti ha toccato tutti gli altri momenti più significativi dell’epopea garibaldina: Aspromonte, l’offerta di Lincoln di guidare l’esercito nordista, la terza guerra d’indipendenza, Mentana, preparata su questa terra, Digione, l’appartenenza alla massoneria ed il lavorio intenso svolto proprio a Castelletti per unificarla e orientarla verso l’unità d’Italia con Roma capitale. E poi Caprera e l’alimentazione del mito con nuovi stimoli da parte di personaggi della levatura di Dumas, Carducci, Jessie White Mario, ed infine i tentativi di appropriazione del mito nel nuovo secolo. Ma Garibaldi – ha concluso – è di tutti e di nessuno.

Molto atteso era l’intervento di Annita Garibaldi, discendente del Generale ed abile oratrice, cui il locale “Giornale del Bisenzio” ha dedicato un ampio servizio on line nel quale ha sottolineato il grande successo dell’iniziativa grazie anche alla presenza di Annita, giunta appositamente da Roma per ricordare il contesto storico in cui maturò la scelta di Garibaldi di venire a Signa nel 1867 e rimanervi oltre un mese. Ha esordito ringraziando Federico Allegri e la sua famiglia per la squisita ospitalità all’interno della Villa Castelletti, un luogo incantevole che merita di far parte della costituenda rete delle case e luoghi garibaldini (insieme a Palazzo Colelli a Rieti, Villa Costanza Garibaldi a Riofreddo ed altri siti). L’idea di concentrare il suo contributo sul 1867 le avrebbe consentito di vedere Garibaldi come eroe tra i due mondi, coerente nelle sue contraddizioni. E’ l’anno in cui venne eretto un monumento, il primo dedicato ad un eroe vivo, in quel di Luino, nel Varesotto; poi bisognerà aspettare i tempi successivi alla morte per vedere altri monumenti.

L’altro aspetto su cui ha richiamato l’attenzione è quello morale e politico che scaturisce da una delle lettere datate a Castelletti nel maggio-giugno di quello stesso anno, pubblicate nel “Garibaldi a Signa”: La morale ha bisogno di emulazione nel progresso e non nella guerra. E’ tempo che le nazioni si intendano senza bisogno di sterminarsi! E’ tempo che il ferro adoperato per terribili apparecchi di distruzione si lasci d’ora innanzi per macchine ed utensili giovevoli al popolo che manca di pane.…Non credete che il mio specifico per alleviare tutti i mali sia la rivoluzione. No, non vi è persona al mondo che possa attualmente consigliare o desiderare la rivoluzione. Essa sarebbe troppo terribile!…E che il primo articolo del nostro patto sia: La guerra è impossibile tra fratelli.

Alla guerra Garibaldi opponeva il progresso e la pace come illustrerà qualche mese più tardi al Congresso internazionale per la pace e la fratellanza di Ginevra quando farà dichiarare, tra le altre proposizioni pacifiste, che le nazioni sono sorelle per cui la guerra è tra loro impossibile. Aleggiava su questi pensieri lo spirito dei sansimoniani incontrati nel 1833 durante la navigazione, lui giovane marinaio sulla via di Costantinopoli, loro uomini di scienza portatori di un messaggio di progresso e di fratellanza.

Annita ha lamentato che il 150° anniversario del Congresso della pace del 1867, pietra miliare del pacifismo ottocentesco, in buona parte preparato proprio a Castelletti, sia stato ricordato soltanto dall’Associazione nazionale veterani e reduci garibaldini che l’ha fatto dignitosamente con una iniziativa internazionale a Bruxelles ed una seconda a Ginevra, all’Università, laddove è stata apposta una targa a ricordo dell’evento. Un “Quaderno” di Camicia Rossa ha poi raccolto gli atti dell’incontro pubblicati col titolo “Combattere per la pace e la libertà. 150° anniversario del Congresso internazionale di Ginevra per la pace, la libertà e gli Stati Uniti d’Europa”.

Tornando all’anno di Mentana, Annita ha fatto un’analisi dei motivi della sconfitta sia militare che politica, a partire dall’illusione che le bande costituite dai reduci della terza guerra d’indipendenza potessero entrare a Roma fronteggiando i chassepots francesi e che il popolo romano insorgesse quando era ancora troppo legato al papa-re. Avviandosi alla conclusione la presidente onoraria dell’ANVRG ha fatto notare come per la prima volta Garibaldi avesse accanto a se uno stato maggiore molto particolare, formato dai figli Menotti e Ricciotti e dal genero Stefano Canzio che davano all’epopea garibaldina il colore di vicenda familiare che prolungava il mito dell’Eroe. Della permanenza a tutt’oggi del mito sono espressione – a titolo d’esempio – il monumento alto quattro metri, inaugurato qualche anno fa a Antonio Prado, cittadina del Brasile e questa stessa iniziativa a Castelletti. Un fragoroso applauso ha coronato la conclusione dell’intervento di Annita Garibaldi.

Vi è stato, nello spazio destinato al dibattito, l’intervento di Armando Niccolai, presidente della Fratellanza Artigiana d’Italia e socio fiorentino dell’ANVRG a sottolineare la valenza storica e politica della Costituzione della repubblica romana.

Il Sindaco Fossi, in chiusura, ha letto l’incipit di un’altra lettera scritta da Garibaldi a Castelletti: La nazione italiana ha quasi ottenuto la sua unificazione, ma perché essa possa sedersi a fianco delle colte nazioni d’Europa manca molto. Io ormai conosco questa mia terra, ed i mille  capaci di grandi cose, voi li troverete sempre in ogni provincia ma i milioni che costituiscono la maggioranza della Nazione, per colpa dei Governi passati e presenti, hanno bisogno d’esser rigenerati, migliorati nel fisico e nel morale. Ospite oggi dell’istituto Castelletti, vicino a Signa ed a poche miglia da Firenze, io sono testimonio oculare di quanto può patriottismo di un uomo per fare il bene del suo simile”.

Terminata la conferenza i numerosi presenti si sono recati in una sala attigua per assistere allo scoprimento della targa commemorativa e di un bel dipinto che raffigura Garibaldi a Castelletti, opera della pittrice locale Roberta Mazzoni.

E’ seguito nel salone delle feste della Villa un concerto di musiche risorgimentali della Filarmonica “Giuseppe Verdi” di Signa e  un ottimo rinfresco offerto dalla famiglia Allegri.  (Sergio Goretti)